giovedì 21 luglio 2016

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Il periplo del barone, 163 anni dopo

Quando nella primavera del 2015 l’amico dott. Carmelo Isgrò mi ospitò a casa sua, dandomi  la possibilità di ammirare la propria collezione di fossili, raccolti e catalogati negli anni con certosina pazienza durante le numerose sue escursioni a Capo Milazzo, non ebbi alcun dubbio: quella collezione rappresentava il primo, sia pur timido, nucleo del Museo Naturalistico di Capo Milazzo, quel museo che logica ed opportunità impongono sia ospitato nel panoramico faro del Promontorio.

Detto fatto. Al fine di consentire un’immediata fruizione di quella collezione e messi a disposizione per questo scopo teche e locali dell’ex Carcere Femminile, nell’arco di appena qualche mese il dott. Isgrò, grazie all’autorevole collaborazione dell’Università di Catania, allestiva un minuscolo spazio museale di alta qualità, senza peraltro risparmiare, oltre alle energie, le proprie risorse finanziarie per la stampa di eleganti pannelli bilingue. Tutto ciò, ovviamente, nelle more del recupero della casina del custode del faro.

Un’esposizione di ottimo livello che fa e farà ancora bella mostra nelle sale del Museo Ican e che trae origine dalla passione smisurata per la Scienza e la Natura, dall’attrazione iponotica del Mare, ma che attinge soprattutto alla linfa dell’amore infinito per la propria Città. E’ proprio questo connubio di passione, attrazione ed amore, con alla base solide competenze frutto di studi intensi ed altrettanto appassionati, la ricetta vincente su cui si basa questo nuova straordinaria fatica di Isgrò, questa eccezionale opera editoriale che fortunatissime coincidenze hanno voluto fosse partorita addirittura da un campione di fotografia subacquea col pallino della vela e dell’apnea, di cui è financo istruttore. «Guida alla natura di Capo Milazzo» (136 a colori con la grafica accattivante di Enzo Rubino e con la prefazione di Enzo e Maria Maiorca) è un volume che si colloca senza ombra di dubbio nell’olimpo delle pubblicazioni sulla nostra Città. E’ un lavoro collettivo, non perché l’autore abbia (come pure ha fatto) attinto alle esperienze di quanti oggi si nutrono di mare, flora, fauna, speleologia, archeologia subacquea, storia e geologia. Ma perché è il compendio ragionato ed equilibrato di circa 200 anni di studi sul nostro Promontorio. L’opera raccoglie e perfeziona, infatti, quanto altri hanno scritto e raccolto sulle diverse discipline ed evidenze naturalistiche del Promontorio, dalle pionieristiche indagini di «madama Power» sulle «conchiglie fossili dei contorni di Milazzo», risalenti agli anni Trenta dell’Ottocento, alle acute descrizioni ed alle altrettanto pionieristiche esplorazioni del barone Giuseppe Piaggia (1821-1871), lo storico cittadino al quale il giovane autore assegna meritoriamente nella propria opera un ruolo di primissimo piano, citandone passo dopo passo la minuta cronaca dell’incantevole periplo del Capo. Un insieme ragionato e coordinato di nozioni degli studi precedenti, che l’autore non manca di passare in rassegna e perfezionare, ove necessario. Dalle indagini geologiche del Ryolo al fondamentale lavoro su flora e fauna di Mario Crisafulli, per citarne alcuni.

Un’opera che arricchisce non poco il bagaglio di nozioni e informazioni naturalistiche del nostro Promontorio, soprattutto quando l’autore elenca e descrive le numerose e tenebrose grotte disseminate lungo le coste. Da quella antropica di proprietà dei Fulci lungo la strada Panoramica, i cui accessi sono sbarrati da due robuste porte in ferro , all’altra denominata «dell’Oro», che durante i bombardamenti aerei angloamericani diede i natali all’anziano pescatore Francesco Maisano, proprio per questo noto a Vaccarella come «don Ciccio da rutta». E ancora la lunga e stretta grotta «del Porcospino», citata in un’opera del Mongitore nel lontano 1743, segnalata dall’autore come dimora abituale di quei pipistrelli che lui stesso ha censito con tecniche moderne insieme al chilotterologo Gaetano Fichera. Ogni grotta censita, dalla meno significativa alla ben più nota e vasta detta «di Polifemo», è corredata di foto e di rilievi, con tanto di pianta e sezioni trasversali e longitudinali. Un approfondimento, quello sulle grotte del nostro Promontorio, che giunge a trecento anni di distanza dalle dotte osservazioni del celebre medico milazzese Domenico Bottone, il quale non mancò di segnalare al citato Mongitore proprio queste cavità, le quali giovavano «a mitigare i calori nel tempo estivo», attenuando nel contempo il rischio di terremoti,  consentendo infatti alle «sotterranee esalazioni» di poter agevolmente «svaporare».
Grotta Fulci lungo la strada Panoramica

Ma il vero punto di forza del libro sono le non poche pagine che l’autore ha dedicato alla parte sommersa del Capo, sfruttando le sue abilità di sub e di fotografo subacqueo. Eccezionali le foto che ritraggono il Paguro (Pagurus anachoretus) e la fascinosa Flabellina rosa (Flabellina affinis) e molto accurata la sezione dedicata alle immersioni. Ma strepitosi risultano soprattutto i disegni dei fondali a cura del noto fotografo subacqueo Francesco Turano, che adesso consentono a tutti di poter percepire volumi e sinuosità della Milazzo sommersa, sino a ieri appannaggio di una ristretta cerchia di privilegiati: i sub. La secca di Levante, quella di Ponente coi suoi due archi, il grande e il piccolo, e con la “montagnola”, ma anche i fondali dello scoglio della Portella non hanno più segreti: adesso sono proprio alla portata di tutti, anche di chi non sa nuotare o ha paura del mare. Considerata l’ampia gamma di notizie sui nostri fondali, il libro si presenta indubbiamente come ausilio indispensabile per chi in futuro intenderà promuovere turisticamente l’istituenda Area Marina Protetta di Capo Milazzo.

Lo scoglio della Portella

Altrettanto ben fatta è poi la sezione dedicata ai fossili di Capo Milazzo, dove l’autore ripropone in gran parte testi e fotografie già editi lo scorso anno in occasione dell’inaugurazione della sezione naturalistica dello spazio museale allestito nell’ex Carcere Femminile, sotto l’alta sorveglianza delle professoresse Antonietta Rosso e Rosanna Sanfilippo dell’ateneo etneo e con le traduzioni in lingua inglese di Tony Harris, esperto di avifauna che assieme a Pierluigi Vinci ha consentito all’autore di approfondire - con splendide immagini - la sezione ornitologica del volume.

A coronare l’ottima qualità del volume di Isgrò, il tocco di modernità con la tecnica del QR code e con tanto di SITO INTERNET che consentono al lettore di ruotare a 360° panorami e interni di grotte.

Concludendo, poche parole per riassumere l’agevole guida del dott. Carmelo Isgrò, da qualche anno meritoriamente impegnato anche nelle scuole cittadine per la divulgazione del patrimonio naturalistico tra le giovani generazioni: un libro meraviglioso, una fatica immane, che consegna alla collettività una miniera di notizie. Un lavoro che non può esaurirsi con la pubblicazione dell’opera, ma che dovrà essere necessariamente valorizzato e tesorizzato. Come? Affidando all’autore, sin da subito, la direzione scientifica del Museo Naturalistico di Capo Milazzo, che provvisoriamente potrebbe essere ospitato in un’ala del Mastio o del Monastero delle Benedettine, come peraltro previsto dal protocollo d’intesa sulla cittadella fortificata siglato tra Comune di Milazzo e Sovrintendenza di Messina. Le istituzioni non si tirino indietro, non rimangano sorde al richiamo e ai doveri della Cultura e dell’Istruzione. Non ci si nasconda dietro la solita mancanza di fondi. Ci si affidi all’associazionismo, alle sponsorizzazioni e soprattutto alla passione di chi come il dott. Isgrò ha già dato prove evidenti di competenza e abnegazione.