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Il periplo del barone,
163 anni dopo
Quando nella primavera del 2015 l’amico dott. Carmelo Isgrò
mi ospitò a casa sua, dandomi la
possibilità di ammirare la propria collezione di fossili, raccolti e catalogati
negli anni con certosina pazienza durante le numerose sue escursioni a Capo
Milazzo, non ebbi alcun dubbio: quella collezione rappresentava il primo, sia
pur timido, nucleo del Museo Naturalistico di Capo Milazzo, quel museo che logica
ed opportunità impongono sia ospitato nel panoramico faro del Promontorio.
Detto fatto. Al fine di consentire un’immediata fruizione di
quella collezione e messi a disposizione per questo scopo teche e locali dell’ex
Carcere Femminile, nell’arco di appena qualche mese il dott. Isgrò, grazie all’autorevole
collaborazione dell’Università di Catania, allestiva un minuscolo spazio
museale di alta qualità, senza peraltro risparmiare, oltre alle energie, le
proprie risorse finanziarie per la stampa di eleganti pannelli bilingue. Tutto
ciò, ovviamente, nelle more del recupero della casina del custode del faro.
Un’esposizione di ottimo livello che fa e farà ancora bella
mostra nelle sale del Museo Ican e che trae origine dalla passione smisurata per
la Scienza e la Natura, dall’attrazione iponotica del Mare, ma che attinge soprattutto
alla linfa dell’amore infinito per la propria Città. E’ proprio questo connubio
di passione, attrazione ed amore, con alla base solide competenze frutto di
studi intensi ed altrettanto appassionati, la ricetta vincente su cui si basa
questo nuova straordinaria fatica di Isgrò, questa eccezionale opera editoriale
che fortunatissime coincidenze hanno voluto fosse partorita addirittura da un
campione di fotografia subacquea col pallino della vela e dell’apnea, di cui è financo
istruttore. «Guida alla natura di Capo Milazzo» (136 a colori con la grafica
accattivante di Enzo Rubino e con la prefazione di Enzo e Maria Maiorca) è un
volume che si colloca senza ombra di dubbio nell’olimpo delle pubblicazioni sulla
nostra Città. E’ un lavoro collettivo, non perché l’autore abbia (come pure ha
fatto) attinto alle esperienze di quanti oggi si nutrono di mare, flora, fauna,
speleologia, archeologia subacquea, storia e geologia. Ma perché è il compendio
ragionato ed equilibrato di circa 200 anni di studi sul nostro Promontorio. L’opera
raccoglie e perfeziona, infatti, quanto altri hanno scritto e raccolto sulle
diverse discipline ed evidenze naturalistiche del Promontorio, dalle
pionieristiche indagini di «madama Power» sulle «conchiglie fossili dei
contorni di Milazzo», risalenti agli anni Trenta dell’Ottocento, alle acute
descrizioni ed alle altrettanto pionieristiche esplorazioni del barone Giuseppe
Piaggia (1821-1871), lo storico cittadino al quale il giovane autore assegna meritoriamente
nella propria opera un ruolo di primissimo piano, citandone passo dopo passo la
minuta cronaca dell’incantevole periplo del Capo. Un insieme ragionato e
coordinato di nozioni degli studi precedenti, che l’autore non manca di passare
in rassegna e perfezionare, ove necessario. Dalle indagini geologiche del Ryolo
al fondamentale lavoro su flora e fauna di Mario Crisafulli, per citarne
alcuni.
Un’opera che arricchisce non poco il bagaglio di nozioni e
informazioni naturalistiche del nostro Promontorio, soprattutto quando l’autore
elenca e descrive le numerose e tenebrose grotte disseminate lungo le coste. Da
quella antropica di proprietà dei Fulci lungo la strada Panoramica, i cui
accessi sono sbarrati da due robuste porte in ferro , all’altra denominata «dell’Oro»,
che durante i bombardamenti aerei angloamericani diede i natali all’anziano
pescatore Francesco Maisano, proprio per questo noto a Vaccarella come «don
Ciccio da rutta». E ancora la lunga e stretta grotta «del Porcospino», citata
in un’opera del Mongitore nel lontano 1743, segnalata dall’autore come dimora
abituale di quei pipistrelli che lui stesso ha censito con tecniche moderne
insieme al chilotterologo Gaetano Fichera. Ogni grotta censita, dalla meno
significativa alla ben più nota e vasta detta «di Polifemo», è corredata di
foto e di rilievi, con tanto di pianta e sezioni trasversali e longitudinali. Un
approfondimento, quello sulle grotte del nostro Promontorio, che giunge a
trecento anni di distanza dalle dotte osservazioni del celebre medico milazzese
Domenico Bottone, il quale non mancò di segnalare al citato Mongitore proprio
queste cavità, le quali giovavano «a mitigare i calori nel tempo estivo»,
attenuando nel contempo il rischio di terremoti, consentendo infatti alle «sotterranee
esalazioni» di poter agevolmente «svaporare».
Ma il vero punto di forza del libro sono le non poche pagine
che l’autore ha dedicato alla parte sommersa del Capo, sfruttando le sue
abilità di sub e di fotografo subacqueo. Eccezionali le foto che ritraggono il
Paguro (Pagurus anachoretus) e la
fascinosa Flabellina rosa (Flabellina
affinis) e molto accurata la sezione dedicata alle immersioni. Ma
strepitosi risultano soprattutto i disegni dei fondali a cura del noto fotografo
subacqueo Francesco Turano, che adesso consentono a tutti di poter percepire
volumi e sinuosità della Milazzo sommersa, sino a ieri appannaggio di una
ristretta cerchia di privilegiati: i sub. La secca di Levante, quella di Ponente
coi suoi due archi, il grande e il piccolo, e con la “montagnola”, ma anche i
fondali dello scoglio della Portella non hanno più segreti: adesso sono proprio
alla portata di tutti, anche di chi non sa nuotare o ha paura del mare. Considerata
l’ampia gamma di notizie sui nostri fondali, il libro si presenta indubbiamente
come ausilio indispensabile per chi in futuro intenderà promuovere turisticamente
l’istituenda Area Marina Protetta di Capo Milazzo.
Lo scoglio della Portella
Altrettanto ben fatta è poi la sezione dedicata ai fossili di
Capo Milazzo, dove l’autore ripropone in gran parte testi e fotografie già editi
lo scorso anno in occasione dell’inaugurazione della sezione naturalistica
dello spazio museale allestito nell’ex Carcere Femminile, sotto l’alta
sorveglianza delle professoresse Antonietta Rosso e Rosanna Sanfilippo dell’ateneo
etneo e con le traduzioni in lingua inglese di Tony Harris, esperto di avifauna
che assieme a Pierluigi Vinci ha consentito all’autore di approfondire - con
splendide immagini - la sezione ornitologica del volume.
A coronare l’ottima qualità del volume di Isgrò, il tocco di
modernità con la tecnica del QR code e con tanto di SITO INTERNET che consentono al lettore di ruotare a 360° panorami e
interni di grotte.
Concludendo, poche parole per riassumere l’agevole guida del
dott. Carmelo Isgrò, da qualche anno meritoriamente impegnato anche nelle
scuole cittadine per la divulgazione del patrimonio naturalistico tra le
giovani generazioni: un libro meraviglioso, una fatica immane, che consegna
alla collettività una miniera di notizie. Un lavoro che non può esaurirsi con
la pubblicazione dell’opera, ma che dovrà essere necessariamente valorizzato e
tesorizzato. Come? Affidando all’autore, sin da subito, la direzione
scientifica del Museo Naturalistico di Capo Milazzo, che provvisoriamente
potrebbe essere ospitato in un’ala del Mastio o del Monastero delle
Benedettine, come peraltro previsto dal protocollo d’intesa sulla cittadella
fortificata siglato tra Comune di Milazzo e Sovrintendenza di Messina. Le
istituzioni non si tirino indietro, non rimangano sorde al richiamo e ai doveri
della Cultura e dell’Istruzione. Non ci si nasconda dietro la solita mancanza
di fondi. Ci si affidi all’associazionismo, alle sponsorizzazioni e soprattutto
alla passione di chi come il dott. Isgrò ha già dato prove evidenti di
competenza e abnegazione.